lunedì 28 maggio 2018

IL MONDO E' ORDINATO

Risultati immagini per severino boezio ascolta la filosofia mentre la fortuna gira la ruota dipinto
E allora ella: "Ritieni tu che questo mondo sia mosso dal caso cieco e fortuito, oppure credi che vi sia in esso un qualche governo razionale?" "Ebbene - risposi - non potrei in alcun modo pensare che cose così certe siano mosse dal cieco caso, so invece che Dio creatore presiede alla sua opera, e non verrà mai il giorno in cui mi allontanerò dalla verità di tale opinione". "Così è [...] Ma vorrei che tu rispondessi anche a quasto: rammenti di essere umano?" " Perchè - risposi - non dovrei rammentarlo?" "Potresti dunque mostrare cosa l'uomo sia?" "Mi domandi se so di essere un animale razionale e mortale? Lo so, e riconosco di essere tale". Ed ella: " Nient'altro sai di essere?" "Nient'altro". "Adesso conosco - disse - un'altra causa, anzi la più grave, della tua malattia: hai smesso di sapere cosa tu stesso sia. Per cui ho scoperto con la massima certezza sia la ragione della tua malattia sia la via per ridarti la salute. Infatti, poichè sei confuso a causa dell'oblio di te stesso, ti affliggi di essere esule e spogliato dei tuoi beni; poichè inoltre ignori quale sia il fine delle cose, credi potenti e felici gli uomini dissoluti e scellerati; poichè inoltre hai dimenticato con quali strumenti sia retto il mondo, ritieni che tali vicende della fortuna si susseguono senza una guida: cause serie, sono queste, che arrecano non solola malattia ma anche la morte. Sia però reso grazie all'artefice della salvezza, giacchè la natura non ti ha ancora completamente abbandonato. Disponiamo di un elemento fondamentale per la ripresa della tua salute: la tua corretta opinione sul governo del mondo, che non consideri assoggettato al caso, ma alla ragione divina; non avere quindi alcun timore, da questa minuscola scintilla scaturirà presto il alore della vita".



Severino Boezio

DALLA REGOLA: L'IMPORTANZA DELLA LETTURA

Alle mense dei monaci non deve mai mancare la lettura. Non si metta a leggere chi ha afferrato a caso un libro, ma incominci alla domenica chi poi leggerà per tutta la settimana. Chi entra in tale ufficio dopo le preghiere finali della Messa e la comunione, si raccomandi alle orazioni di tutti, afinchè Dio allotani da lui lo spirito della superbia.
Immagine correlataSi osservi sempre un rigoroso silenzio; non si deve sentire nessun bisbiglio, ma soltanto la voce del lettore. Quel che è neccessario ai monaci per mangiare e per bere se lo porgano vicedndevolmente senza che nessuno abbia bisogno di domandare nulla. Se proprio occorrerà qualche cosa, lo si chieda piuttosto con il suono di un segnale qualsiasi che con la voce. Nè ivi alcuno pensi di domandare qualche cosa sulla lettura o su un altro argomento, a meno che il superiore non voglia pronunciare brevi parole per edificazione.
 Il monaco lettore di settimana, prima di cominciare a leggere, beva un po' di vino per rispetto alla santa comunione e affinchè non gli riesca gravoso sostenere il digiuno; alla fine pranzi con gli addetti alla cucina e con i servienti. I monaci però non devono leggere o cantare in ordine di anzianità, ma solo quelli che possono edificare chi ascolta.


Benedetto da Norcia

domenica 27 maggio 2018

DALLA REGOLA: SEVERITA' E COMPRENSIONE NELL'EDUCAZIONE

Risultati immagini per san benedetto consegna la Regola all'abate giovanniCAP. 30 - La correzione dei fanciulli in età minore

Ogni età ed ogni intelligenza devono essere trattate in una maniera speciale. Perciò i fanciulli e gli adolescenti o anche quelli che non possono rendersi conto della gravità della scomunica, quando commettono qualche colpa, o siano puniti con digiuni prolungati o con gravi battiture, perchè si correggano.

CAP. 37 - I vecchi e i fanciulli

Benchè la stessa natura umana sia portata alla compassione verso queste età, cioè verso i vecchi ed i fanciulli, tuttavia anchwe per loro si faccia sentire l'autorità della Regola. Si abbia sempre presente la loro debolezza e non siano tenuti alla severità della Regola quanto all'alimentazione, ma si trattino con benevola discrezione e anticipino le ore dei pasti.





CAP. 45 - La correzione di quelli che sbagliano in coro

Se qualcuno, nel recitare salmo, responsorio, antifona o lezione, sbaglia e non si umilia lì davanti a tutti con una penitenza, sia sottoposto ad una pena più severa, pechè non ha voluto correggersi con umiltà dell'errore commesso per negligenza. I fanciulli, invece, per una tale colpa siano battuti

Risultati immagini per storie dalla vita di s. benedetto: il castigo del giovane monacoCAP. 46 - La correzione di quelli che sbagliano in qualsiasi altra cosa

Se qualcuno, mentre è occupato in qualsiasi lavoro, in cucina, nella dispensa, nei servizi, nel forno, nell'orto, in qualche attività o in qualunque altro posto causasse qualche danno o anche delle rotture o delle perdite oppure commettesse altre mancanze in qualsiasi modo, e non si presentasse subito davanti all'abate e alla comunità per darne spontanea soddisfazione e manifestare la sua colpa, qualora ciò fosse reso noto per mezzo di altri, sia sottoposto ad un castigo più severo. Se invece la causa della mancanza risiedesse nel segreto della coscienza, la manifesti solo all'abate o ai consiglieri spirituali più anziani, a chi insomma sappia curare le ferite proprie e altrui, senza scoprirle e manifestarle.


Benedetto da Norcia

sabato 26 maggio 2018

IL MAESTRO INTERIORE

AGOSTINO - Ma sull'utilità delle parole in generale, che, a ben considerarla, non è piccola, indagheremo un'altra volta, se Dio lo permette. Per ora, ti ho già invitato a non concederle più di quanto sia opportuno, perchè non solo ci creda, ormai, ma si cominci anche a capire la verità di ciò che è stato scfitto per solecitazione divina, che non dobbiamo chiamare nessuno maestro sulla terra, perchè l'unico maestro di tutti è nei cieli. Che cosa voglia dire poi "nei cieli", celo insegnerà egli stesso, dal quale siamo invitati atraveso gli uomini, con dei segni anche esteriori, a farci ammaestrare tornando interiormente a lui. Amarlo e conoscerlo è la via beata, che tutti gridano di cercare, ma pochi sono quelli che si rallegrano di avere veramente trovato. E ora vorrei che tu mi dicessi che cosa pensi di tutto il mio discorso. Se sai che le cose dette sono vere, ricevendo domande sulle mie singlole affermazioni, avresti potuto dire di saperle. Vedi dunque da chi le hai imparate: non da me, perchè avresti risposto a tutte le mie domande. Se invece non sai che sono vere, non abbiamo insegnato  nè io nè lui: io perchè non sono in grado di insegnare, lui perchè tu non sei ancora in grado di imparare.
ADEODATO - Io invece ho imparato, dall'invito delle tue parole, che l'uomo con le parole è solo sollecitato a imparare e che è molto poco ciò che del pensiero di chi parla appare tramite il linguaggio: se poi si dicano cose vere, lo insegna solo colui che, mentre parlava esteriormente, ci ha ricordato che abita nell'interiorità. Con il suo aiuto, lo amerò più ardentemente quanto progredirò nell'imparare. Tuttavia ti ringrazio per questo discorso che hai tenuto senza interruzione, soprattutto perchè ha prevenuto e dissolto tutte le obiezioni che ero pronto a farti.

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Sant'Agostino

A COSA SERVE IL LINGUAGGIO?

AGOSTINO - Secondo te, cosa vogliamo ottenere parlando?
ADEODATO - Per quel che ora mi viene in mente, insegnare o imparare.
AGOSTINO - Sono d'accordo su uno dei due e mi pare evidente, perchè è chiaro che parlando intendiamo insegnare; ma imparare, come?
ADEODATO - E come credi, se non interrogando?
AGOSTINO - Ma, anche anche in questo caso, vedo solo che intendiamo insegnare. perchè tu, ti domando, interroghi per un altro motivo, che non sia insegnare a colui che interroghi?
ADEODATO - Dici il vero.
AGOSTINO - Vedi dunque che con il linguaggio non desideriamo altro che insegnare.
ADEODATO -  Non lo colgo chiaramente:se infatti parlare non è altro che proferire parole, mi sembra evidente che lo facciamo anche quando cantiamo. Ma poi spesso cantiamo da soli e non è presente nessuno che impari, non penso che intendiamo insegnare qualcosa.
AGOSTINO - Io invece credo che ci sia un modo di insegnare tramite il richiamo alla memoria, e certamente importante, che ti indicherà l'oggetto stesso di questo nuovo discorso. Ma se tu ritieni che si impari ricordando e che chi fa ricordare insegna, non mi oppongo a te: stabilisco fin d'ora due fini del parlare, o per insegnare, o per ricordare ad altri o a noi stessi. Lo facciamo anche quando cantiamo; o non ti pare?

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San'Agostino

giovedì 24 maggio 2018

COME EDUCARE I FIGLI

Ascoltate questa, o padri: educate con grande impegno i vostri figli nella disciplina e nella ammonizione del Signore. La gioventù è come un essere che ha bisogno di molti guardiani, maestri, pedagoghi, servi e educatori; e volesse il cielo che dopo tante cure si possa tenerla a freno. La gioventù è come un cavallo indomito, come una fiera intrattabile. Se, quindi, sin da principio, cioè sin dai primi anni la portiamo a contenersi nei giusti limiti, non avremo in seguito più bisogno di grandi fatiche, ma l'abitudine loro farà da legge. Non permettiamo oro nessun di quegli atti che sono piacevoli e insieme dannosi, nè in queste cose cediamo loro per l'amore che loro portiamo.
Esercita l'anima del figlio [...] se l'anima è buona, gli averi a nulla gli gioveranno; se invece l'anima è bene e rettamente formata, la povertà non gli nuocerà. Tu lo vuoi lasciare ricco? Insegnali di essere buono; in tal modo egli sarà pure in grado di accrescere il patrimonio, e quando anche non facesse guadagni, non si troverà in peggiori condizioni di coloro che hanno gran possessioni. [...] 
E voi, o madri, prendetevi ugual cura delle figlie. Facile è per voi questa tutela: badate che siano casalinghe, avanti tutto però insegnate loro pietà, la modestia, che disprezzino il denaro e non animo esageratamente le acconciature e la moda.

Giovanni Crisostomo

ALLA SCUOLA DI GESU'

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In seguito, le parole: Si avvicinarono a lui i discepoli, vanno intese nel senso di scolari che pongono dei problemi al maestro, esaminando chi è il più grande nel regno dei cieli. Da questo pundo di vista i discepoli di Gesù sono certo da imitare: se mai tra noi non trovassimo risposta ad un quesito, con ogni concordia circa quel quesito, avviciniamoci a Gesù che è presente dove due o tre sono radunati nel suo nome, ed è pronto con la sua presenza, a seconda delle nostre capacità, ad illuminare i cuori di coloro che sinceramente vogliono mettersi alla sua scuola per la comprensione dei quesiti. Non è poi fuori luogo avvicinarsi anche ad uno dei maestri stabiliti da Dio nella Chiesa e porre a lui una domanda analoga: chi è dunque il più grande nel regno dei cieli?


Origene

IL MONDO E' ORDINATO

E allora ella: "Ritieni tu che questo mondo sia mosso dal caso cieco e fortuito, oppure credi che vi sia in esso un qualche governo r...